D.mare Numero 30 del gennaio 2018
“Nella bella chiesa anche una reliquia di Santo Stefano”
La ricostruzione del luogo di culto, raccontata da un immaginario scalpellino che allora vi lavorò (di Claudio Desideri)
Come scrisse Leonardo: “I dettagli fanno la perfezione, la perfezione non è un dettaglio.”
Con l’avvio di questo nuovo anno D.Mare propone ai suoi lettori una nuova pagina dedicata ai particolari dei monumenti storici di Ancona. L’intento è quello di invitare, nella vita frenetica di tutti i giorni, a fermarsi un attimo per guardare elementi architettonici ed estetici, a volte impercettibili, che contribuiscono però alla bellezza dell’insieme per valutare ed apprezzare il grande patrimonio storico e artistico che la città possiede. Inizieremo con una chiesa che è stata ed è tra le più importanti di Ancona, Santa Maria della Piazza e lo faremo attraverso le parole di chi ha contribuito alla sua realizzazione. Una sorta di racconto storico dove il narratore ci parlerà della chiesa e ci fornirà notizie attendibili e a volte sconosciute.
La facciata di questa chiesa è bellissima.
Anche se Mastro Filippo ha voluto utilizzare molti dei resti della vecchia basilica, il suo insieme è unico.
Mi chiamo Guido è come mio padre faccio lo scalpellino. Vengo da Ragusa e da molti mesi sto lavorando alla ricostruzione di questa che è la cattedrale più importante della città. Filippo mi ha chiamato perché ho prestato lavoro nella cattedrale di Santa Anastasia a Zara. Se avrete modo di guardare le due facciate vedrete che si somigliano incredibilmente. Quando ero in viaggio sulla caracca che mi portava verso Ancona ebbi occasione di parlare con il capitano della nave che mi raccontò dell’esistenza di una reliquia molto importante per i cristiani, uno dei sassi con cui Santo Stefano fu lapidato.
Il sasso arrivò ad Ancona grazie ad un uomo che aveva assistito al martirio e che aveva raccolto la pietra che colpì il martire ad un gomito. Passando per il porto di Ancona e saputo che questo nome deriva proprio da gomito colse l’evento come segno di una volontà divina e lasciò la reliquia nella basilica di Santa Maria.
Questa chiesa è un simbolo per gli anconetani ed è situata nel luogo più importante della città.
Addossata alle mura ha davanti a se la piazza del mercato con botteghe e banchi, dove ogni sabato si svolge la compravendita dei prodotti che arrivano dalla campagna e dal vicino porto cui si accede dalla portella della Dogana. In passato la chiesa si chiamava infatti Santa Maria del Mercato e alcuni la chiamavano anche Santa Maria del Canneto per la vicinanza ad una zona paludosa dove crescevano le canne.
Non è solo luogo di vendita ma anche di contrattazioni tra i mercanti che stabiliscono i prezzi per le loro merci stivate nelle navi in rada pronte per essere vendute o partire per tutti i porti del Mediterraneo. E’ anche un luogo dove avvengono le più importanti cerimonie pubbliche religiose, civili e militari.
Ancona in questi anni è cinta da mura sia verso la terra ferma che verso il mare. Le fortificazioni sul porto sono state costruite dopo l’invasione, avvenuta nel IX secolo, da parte dei Saraceni.
Ora la città è più sicura. E’ libero Comune e Repubblica marinara e la sua economia è prospera. Ecco perché si stanno realizzando varie opere che consentiranno di migliorare il suo aspetto e la sua bellezza. Per questo è stato deciso di restaurare anche l’antica chiesa ridotta quasi ad un rudere, facendola più grande e più bella. Più arretrata rispetto alla precedente per ampliare la piazza su cui si affaccia, divenuta luogo principale di incontro dove si lavora, si mercanteggia, si riscuotono le tasse. Siamo nel 1210 e l’architetto Filippo, come è scritto sull’architrave del portone principale, presta la sua opera per la realizzazione della nuova facciata. La chiesa a tre navate, costruita in pietra aveva come unico abbellimento la bianca pietra del Conero. Pietra su cui Filippo ha fatto porre dei frammenti architettonici provenienti dalla vecchia basilica paleocristiana inframezzati da archetti e pilastrini sovrapposti realizzati in marmo dalmata.
Anche il campanile è ricoperto di marmo e sormontato da una balaustra che andrà purtroppo perduta in uno dei tanti terremoti che hanno colpito Ancona.
Filippo per impreziosire la facciata ha usato il frammento di una croce bizantina, un semibusto di angelo, un pavone e ha posto una bellissima figura orante sopra la porta principale.
Ha adornato la chiesa con formelle di terracotta, nel tempo forse rubate ma comunque sostituite con quelle attuali di fattura cinquecentesca.
Il portale principale, cui ho potuto lavorare con Mastro Leonardo, è scolpito con foglie, pavoni simboli della resurrezione, angeli, animali e mostri, arcieri e santi. L’architetto ha voluto aprire, sul lato destro della chiesa, una seconda porta su cui domina il bassorilievo di Maria che abbraccia Santa Elisabetta. Per entrare da questo lato si devono scendere delle scale perché la chiesa è stata costruita su di un’area scoscesa. Anche l’abside è sopraelevato rispetto all’ingresso proprio per seguire il dislivello della zona.
Davanti alla chiesa è stato costruito un vestibolo dove ci fermiamo a parlare nei giorni di festa.
Tutto intorno vi sono piccole casupole sovrastate da alte torri. Nelle mura del porto ve ne sono ben diciotto. Servono per avvistare le navi e difenderci da possibili invasori.
Vivo bene ad Ancona con mia moglie Savia e i miei tre figli. Credo che mi stabilirò definitivamente in questa città anche perché Maestro Filippo mi ha chiesto di seguirlo per i lavori di Porta San Pietro, da cui parte la via verso Numana, e per quelli della cattedrale di San Lorenzo sul colle Guasco.
Quella che sarà dedicata a San Ciriaco, il santo venuto dal mare, patrono della città.
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Materiale riproducibie citando la fonte ©SAUROMARINI.IT ©ANCONANOSTRA.IT
Dal gennaio 2018 all’ottobre 2019 il giornalista Claudio Desideri ha pubblicato sulla rivista D.mare una serie di racconti, con basi storiche e ambientati all’epoca, immedesimandosi nelle vesti di un personaggio di quei tempi. La serie è intitolata “La città nascosta”, ed i racconti centrano l’attenzione, per ogni racconto, su un monumento e sui suoi particolari, con l’ausilio di immagini in tema, scattate da Sauro Marini. Riproponiamo ora quei racconti e quelle immagini per farli apprezzare da chi non ha avuto a suo tempo l’occasione per farlo.