Dal Dizionario del vernacolo di Mario Panzini:
Biribina – era il soprannome di Romeo Barbieri, falegname, era Arcaròlu ed aveva bottega nel Rione Archi, in Via Vasari – anticlericale, antifascista, negli anni ’20/’30 venne più volte fermato od arrestato dai fascisti, percosso a sangue ed ovviamente più volte purgato con olio di ricino, per aver partecipato a manifestazioni di protesta contro il regime, o per avere pubblicamente inveito contro Mussolini o contro il Podestà. Una volta, ai fascisti che davano fuoco alla falegnameria in sua presenza, disse: “Ménu male, ché ciavémi tàntu frédu!“. Un’altra volta, purgato con la scialappa, sorridendo disse loro: “Ostia l’è bòna! in du’ è che la cumpré, cusci’ mé la compru per càsa?”.
Modo di dire: “Té salùtu, Biribina!” nel senso di “Non c’è più niente da fare!”
Romeo Barbieri, quando veniva arrestato o fermato, andava via di casa tacendo e salutando la gente con il movimento delle dita ed essa gli ricambiava il saluto allo stesso modo, pronunciando la frase: “Nànu, fa nànu” (variante “Te saluto, Brimbrina” che è corruzione del soprannome Biribina)

Dai personaggi di Giorgio Occhiodoro “Ancona ieri” volume quarto:
Stava de casa ai Archi, in via Vasari, de fronte ala Pasticeria Dorica de Quadrio Maiolini.
Quanto dala finestra ié capitava de vedé passà ‘n prete, chiamava QUadrio e ié chiedeva: – È caldo elfornu?… Métece drento qul bugarozu! –
È chiaro che era ‘n anticlericale: spesso, quanto aveva bevuto ‘n po’, se meteva dala finestra cantando pezi de opera e frasi patriotighe tipo viva Mazini, Garibaldi e … le bombe de Ursini.
Alora i fioli, istruiti dai grandi, ié strilava soto la finestra: – Viva el Papa, viva i preti! –
E Biribina se inbestialiva e i’ rispundeva: – Fiulaci, feme cunosce i vostri padri, che ce ne duvé avé parechi!… –