Presentazione del volume “Ancona dentro le mura”

Le cause che hanno spinto a raccogliere queste notizie, ed ordinarle secondo il criterio della viabilità, sono diverse.
Innanzi tutto l’amore verso la città, ogni giorno soggetta ad interventi che ne sfigurano il volto: sia impoverendolo di quelle piccole cose che di per sé non dicono molto, ma che nel contesto forniscono il grado di sensibilità e cultura di un’epoca; sia mortificandolo e deturpandolo da distruzioni, modifiche ed adattamenti che cancellano memorie legate a determinati ambienti.
Certo, la storia della città è contenuta in altre opere redatte con competenza ed ampiezza necessarie all’argomento; ma al visitatore che vorrà percorrere la parte di Ancona meno recente, affrontandone le salite, forse sarà più facile averla compendiata volta per volta sotto il nome della strada in cui si trova e riferita ad un determinato avvenimento ad essa particolarmente legato.
La ricerca dei toponimi e della storia ad essi legata, si riferisce a quella parte della città compresa entro le mura che la cinsero fino al 1864, anno in cui si reputò conquista la loro demolizione. Pertanto mancano toponimi che appartengono all’ampliamento ottocentesco ed ai successivi: i registrati sono quelli che si trovano entro il perimetro delle mura che scende  vano dal Colle dei Cappuccini, già del Castello, lungo le vie Goito, Cavorchie, Zappata, fino a Piazza Roma e da questa risalivano per le vie Villafranca, Torrioni, S. Stefano per legarsi quindi al complesso fortificato sull’Astagno, ritornando a vedere il mare a Porta Capodimonte. Però, ogni regola ha la sua eccezione, sono stati ricordati anche quelli che, pur fuori di questo perimetro, sono direttamente legati ai fatti storici dell’antica vita di Ancona.

Vincenzo Pirani

Scheda biografica di Vincenzo Pirani

(dal volume “Le chiese di Ancona”)

Vincenzo Pirani nacque in Ancona l’8 agosto 1920.
Laureato in architettura, fu a lungo in servizio presso gli Istituti statali preposti alla tutela dei beni culturali: dopo aver operato nelle Soprintendenze ai Monumenti della Campania e della Liguria e nella Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici delle Marche, lavorò anche presso la Soprintendenza Archeologica delle Marche.
In seguito, nel 1988, era stato nominato socio effettivo della Accademia Marchigiana di Scienze Lettere ed Arti, nella Classe prima (arti figurative, musicali, rappresentative). All’interno di essa, aveva partecipato come esperto alla Commissione giudicatrice del Premio “Giovanni Crocioni”.
Come architetto, fu autore del progetto per la chiesa – santuario degli Angeli Custodi eretta a Molini di Fraconalto (Alessandria) della diocesi di Genova. Come componente di un gruppo. partecipó al concorso nazionale per l’ammodernamento, ampliamento e nuova sistemazione del porto di Genova, ottenendo un premio.
Sin dal 1956 Vincenzo Pirani iniziò a pubblicare risultati delle sue ricerche storico – artistiche: si possono ricordare gli studi su “Il Palazzo Reale di Genova” e “Itineratio a Genova” (entrambi del 1956); “La chiesa di S. Giovanni Evangelista e il noviziato dei PP. Barnabiti in S. Felice a Cancello (Caserta)” e “La chiesa di S. Angelo a Palombara in Arienze”, pubblicati ambedue nel 1961 a Napoli.
Questi per ricordare alcuni dei suoi lavori elaborati durante il periodo di lontananza dalle Marche e, soprattutto, dalla sua Ancona, all’ampliamento della cui memoria storico-artistica si dedicò, al suo rientro, con un fervore ed un rigore nella ricerca tali da renderlo ben presto conosciuto non solo al gruppo degli addetti ai lavori, ma anche noto a tutta la cittadinanza anconitana, grazie alla sua opera prestata presso l’Università della Terza Età di Ancona come insegnante, e anche presso Italia Nostra, di cui era Presidente onorario della sezione anconitana, nonché alla sua attività presso il Circolo Culturale “Il faro”.
Infatti, pur avendo l’architetto Pirani collaborato a diverse iniziative in ambito marchigiano (si ricordano qui alcune di esse: la collaborazione al volume “Architettura fortificata nelle Marche. Mura torri rocche castelli” del 1985; “Colmurano nella storia”, del 1986; “Rocche fortilizi castelli in Emilia Romagna Marche”, del 1988; “Camerata Picena: storia economia e società”, del 1989), il contributo da lui dato allo studio della storia di Ancona è certamente notevole.
In questo ambito, e si può aggiungere, anche negli altri settori della sua ricerca, la sua opera di studioso deve essere considerata anche come espressione del suo essere membro attivo della comunità, nel caso specifico quella anconitana.
Tutti i suoi lavori quindi sono improntati alla volontà come studioso, ma anche come cittadino, di conservare la memoria storica di Ancona e del suo articolarsi urbano, per un suo più corretto sviluppo nel presente e nel futuro, che non stravolgesse la sua vocazione naturale fin dal suo sorgere e l’impronta datale nei secoli passati da quanti ne elaborarono secondo logiche, precise motivazioni, il suo tessuto urbano.
Legate a questa progressiva, sempre più articolata ricostruzione e conservazione della memoria storica di Ancona, sono le ricerche che condusse, relative alle vicende storico -artistiche della città. Ne ricordiamo alcune: “Influenze del Vanvitelli nelle opere architettoniche del Ciaraffoni”, in “Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche, ser.VIII, vol.VIII (1974), in cui, tra le altre, vengono esaminate alcune opere dell’architetto fanese ad Ancona; poi due comunicazioni, tenute al convegno organizzato in occasione del terzo centenario della nascita di Papa Lambertini nel 1976: “Papa Lambertini e Carlo Marchionni: testimonianze di interessamento per Ancona” e “L’interessamento del Cardinal Lambertini per le strade di Ancona”.
Del 1979 è la già citata opera “Ancona dentro le mura”, un viaggio dentro la memoria storica di quella Ancona racchiusa entro le mura che la cinsero fino al 1864, anno in cui, dice l’architetto Pirani nella prefazione, “si reputò conquista la loro demolizione”.
Prosieguo delle sue ricerche storiche-artistiche è il volume, realizzato in collaborazione con Libero Principi e chi scrive, “Il discorso archittettonico in Ancona tra i secoli XVII e XIX” in cui si intendeva (ecco sempre presente l’impegno dei suoi studi) “indicare agli Anconitani coloro che hanno concorso a rinnovare il volto di Ancona in quel tempo, facendo tesoro della lezione di Luigi Vanvitelli… A noi basta aver ricordato agli anconitani un periodo della loro storia…”
Legato a questo discorso, il lavoro pubblicato nel 1987 “Pagine di storia anconitana nelle lapidi del Palazzo degli Anziani” nelle “Memorie” della Accademia Marchigiana di Scienze Lettere ed Arti. Uno dei suoi ultimi lavori in questo senso, frutto anche della stretta collaborazione che lo legò alla Pinacoteca Comunale di Ancona, è il volume “Una pianta di Ancona del 1745”, esame approfondito della pianta di Francesco Paolo De Giardinis, che dà notizie sulla storia urbanistica e architettonica di Ancona.
L’ultimo lavoro in questo settore di ricerca è stata la collaborazione con diverse sue schede, all’opera “Ancona pontificia. L’Ottocento. Un inventario urbano”, pubblicata nel 1994.
Parallelamente, la sua attività di studioso si concentrò sullo studio dell’edilizia religiosa anconitana e sulla storia religiosa della sua città. A questo campo si possono ricondurre gli studi sulle chiese dei Ss. Pellegrino e Teresa degli Scalzi, Ss. Cosma e Damiano e lo studio su quella della Misericordia.
Attualmente era impegnato in ricerche sulle basiliche paleocristiane di Ancona e aveva formulato un’interessante ipotesi stilla ubicazione della famosa chiesa di S. Stefano, la prima e tanto ricercata cattedrale di Ancona, L’ultimo suo contributo, apparso sulle “Memorie” della Accademia Marchigiana di Scienze Lettere ed Arti s’intitola appunto “Le chiese dedicate a S. Stefano in Ancona”.
Questo interesse verso la memoria religiosa della città sempre presente nella sua attività di studioso si era concretizzato in occasione della ricognizione del corpo del protettore di Ancona San Ciriaco, anche in un puntuale ed attento contributo storico dedicato alla figura e al culto del santo, argomento trattato anche in “Ricognizione della salma di San Ciriaco”, testo presentato al VI° Congresso nazionale di archeologia cristiana a Pesaro nel 1983.
Del resto, la ricostruzione storico-artistica dell’articolarsi nel tessuto urbano di Ancona delle sue chiese fu sempre presente in lui: da sempre raccoglieva materiale per la pubblicazione di un volume su questo argomento e il contributo “Le chiese”, apparso recentemente in Ankon rappresenta un momento di questo progetto. Inoltre, in questi stessi “Atti e memorie” appare, legato a tale tematica, il testo “Le chiese paleocristiane di Ancona”.
Dal 1992 era entrato a far parte della Deputazione dì storia patria delle Marche come Socio corrispondente. Nel recente congresso della Deputazione dedicato a “Medicina e salute nelle Marche dal rinascimento all’età napoleonica”, l’architetto Pirani aveva partecipato con il suo contributo “Gli ospedali in Ancona nei secc. XV – XVI e il loro sviluppo nel tempo”, una accurata disamina dell’organizzazione ospedaliera anconitana del tempo.
Concludendo questo breve profilo dell’architetto Vincenzo Pirani, si vuole ricordare ancora una volta quella caratteristica che emerge dall’esame della sua opera di studioso: l’amore fattivo per la sua città, che risalta ancora da una delle sue più recenti iniziative, cui venne chiamato a partecipare, in collaborazione con il Prof. Werther Angelini: la redazione della parte storica dello Statuto del Comune di Ancona.
Speriamo che questa caratteristica di fondo che ha improntato l’attività di una vita dell’architetto Pirani possa diventare, come la sua produzione scientifica, patrimonio comune di tutti i cittadini anconitani.

Giovanna Pirani